Maxi Lopez getta la Lazio nel dramma
Avere Maxi Lopez in squadra significa possedere un calciatore capace di dormire per un’ora e con un lampo risolvere la partita. Il suo gol affossa la Lazio, quella che poteva essere la sua squadra italiana. Affare saltato per volontà del presidente Lotito, costretto a uscire scortato per la dura contestazione dei tifosi e adesso chiamato a delle decisioni importanti.
Ballardini manda in campo dal primo minuto Biava come terzino destro, Andre Dias come centrale e Hitzlsperger sulla mediana, Floccari torna dopo l’infortunio e affianca Zarate. Mihajlovic osserva tutto dalla tribuna per squalifica: in panchina c’un altro ex laziale, Dario Marcolin. Tra gli etnei tornano Izco e Mascara, Maxi Lopez è l’unica punta.
Sin dall’inizio è la Lazio a comandare le operazioni, con il Catania molto basso e attento soprattutto a chiudere gli spazi. Il primo acuto è di Mauri, che ha il compito di agire dietro le due punte e sul suggerimento di Floccari impegna seriamente Andujar.
La squadra di Ballardini è ben sistemata ma a volte troppo prevedibile: Zarate ci prova su punizione, ma l’estermo difensore avversario non si fa sorprendere. L’atteggiamento degli etnei è molto attendista, quasi rinunciatario. Maxi Lopez sembra un corpo estraneo, Mascara latita e Muslera si ricorda di essere in campo solo grazie a Llama.
Il ritmo si alza leggermente attorno alla mezzora grazie a Mauri, l’attaccante più pericoloso tra i biancocelesti, che viene splendidamente imbeccato da Zarate ma non ha il senso del gol di un vero centravanti. Discorso molto simile circa dieci minuti più tardi, quando Kolarov mette al centro un pallone su cui il più lesto è ancora una volta Mauri. Il centrocampista brianzolo fa fuori Capuano, ma trova solo i cartelloni pubblicitari dell’Olimpico.
Nulla di trascendentale ma sul finale la Lazio fa mostra almeno di essere viva. Con Floccari sorvegliato speciale, tocca a Zarate inventare qualcosa. L’argentino, specialista proprio in questo, a pochi minuti dall’intervallo si gira e senza pensarci su prova il colpo di piatto. Precisione chirurgica, tanto da colpire il palo ad Andujar battuto.
Le squadre rientrano negli spogliatoi sullo 0-0 e al rientro in campo Mihajlovic e Marcolin decidono di inserire Ricchiuti al posto di Carboni. Mossa azzeccata perché l’argentino ex Rimini, servito dal connazionale Llama si rende subito pericoloso e poco dopo da il La all’azione che porta in vantaggio il Catania.
Ricchiuti serve Mascara che dalla destra al centro cerca Maxi Lopez. L’ex Gremio e Barcellona sceglie il tempo giusto e anticipa Andre Dias, non esente da colpe. Per il giovane cresciuto nel River Plate è il primo gol in Italia, alla seconda presenza in campionato.
L’Olimpico è gelato, proprio come Ballardini che cerca di correre ai ripari. La sua prima è l’inserimento di Rocchi per un Hitzlsperger non ancora convincente. La Lazio passa alle tre punte, ma la musica non cambia particolarmente. Impressione confermata quando Muslera sbaglia un disimpegno e per poco non consente a Ricchiuti di trovare il colpo che avrebbe potuto chiudere la partita.
Poco dopo Ballardini inserisce anche Diakitè e Cruz per Firmani e Mauri: sono quattro le punte in campo, la conferma che il momento della Lazio è di disperazione ma anche di confusione. Kolarov passa tra i centrocampisti ed è l’unico a creare problemi ad Andujar, abilissimo a respingere in corner la sua conclusione a 5 dal termine.
Finisce 1-0 per il Catania, che sale a quota 23 e sorpassa proprio i biancocelesti. La cura Mihajlovic funziona e Marcolin è un vero amuleto: da solo in panchina per 2 volte, ha raccolto ben 4 punti. Per la Lazio una situazione sempre più nera: è la quinta sconfitta in casa e il terzultimo posto in classifica rispecchia quanto prodotto finora in campionato.